IL PALAZZO DEL GAS
DALLA VECCHIA
ALLA NUOVA BOLOGNA

LEGENDA
01 Piazza del Nettuno
02 Il Mercato di Mezzo
03 Piazza Maggiore
04 Piazza Ravegnana e Torri
05 Piazza VIII Agosto
06 Porta Galliera e Sacro Cuore
07 Porta Mascarella
08 Porta San Donato
09 Porta San Vitale
10 Via Marconi, Palazzo del Gas
11 Porta Santo Stefano
12 Porta Castiglione
13 Porta San Mamolo
14 Porta Saragozza
15 Porta Sant’Isaia
16 Porta San Felice
17 Porta Lame
18 Via Ugo Bassi
19 Piazza Malpighi e San Francesco
20 Piazza e Basilica di Santo Stefano
21 Via dell’Indipendenza
22 Via Irnerio
23 Piazza dei Martiri 1943-45
24 Porta Maggiore
VIA MARCONI
Nel 1936, viene completato, a seguito di demolizioni e coperture di canali, il tracciato della nuova via Roma (ora via Marconi). Il fronte occidentale della nuova arteria cittadina appare come l’accostamento di episodi architettonici frammentari. Tra i nuovi palazzi spiccano il Palazzo del Gas (arch. Alberto Legnani, Luciano Petrucci, fregi di Giorgio Giordani), il palazzo Faccetta Nera (arch. Francesco Santini) e il palazzo Lancia (ing. Paolo Graziani). La via Roma sbocca nella Piazza Umberto I, già prevista nel PRG del 1889, che raccorda le principali arterie del settore urbano nord occidentale e che dopo la Liberazione verrà denominata Piazza dei Martiri 1943-45.





PALAZZO DEL GAS.
cenni storici.
La sede dell’Azienda comunale del Gas, all’incrocio tra via Lame e via Marconi, fu costruita tra il 1933 e il 1936 su progetto dell’arch. Alberto Legnani e dell’ing. Luciano Petrucci. L’edificio occupa un lotto di forma triangolare corrispondente ad un preesistente isolato di antichi casamenti, in sostituzione dell’antica “punta del Morando”.
Demolito nel 1933, ha lasciato il posto a una piazzetta, intitolata nel 1935 ai Caduti fascisti e all’edificio che fa da caposaldo, dotato di una forte identità e ricco di suggestioni moderniste.
Si nota in particolare l’ultimo piano arretrato, con un bar collegato direttamente a terra tramite ascensore e un grande terrazzo da cui è possibile godere il panorama della città.
Sopra l’alto portico del palazzo corre continuo un fregio plastico a bassorilievo in marmiglio (impasto di marmo e cemento), opera dello scultore Giorgio Giordani (1905-1940).
È dedicato al ciclo del gas, alla sua produzione dal carbone, alla trasformazione nell’Officina e all’uso pubblico e privato. Nell’ambito dell’utilizzo domestico lo scultore mette in evidenza due veri e propri simboli di progresso della condizione sociale del periodo: la cucina economica e la vasca da bagno servita di acqua calda.
Per il resto, protagonisti sono gli uomini, i lavoratori ritratti nella fatica e nello sforzo, dotati di fisico possente, ma lontani da ogni retorica.
Al centro della fiancata di via Marconi lo stemma antico del Comune anticipa il paesaggio industriale dell’Officina, che fa da sfondo all’opera “come un orizzonte di produttività e di benessere” (Contini).
Sulla facciata il fregio è intervallato da due motti di Mussolini: a sinistra “Il nostro è il secolo della gloria e della esaltazione del lavoro“, a destra “Senza la luce dello spirito nessuna opera è duratura e profonda“.